Le vicende architettoniche del Palazzo Rimani devono essere ancora chiarite nelle sue principali trasformazioni mentre, al punto attuale della ricerca, si dovrà ampliare la sua denominazione da Palazzo Rimani a Palazzo Zambelli Rimani.
Il rilevamento catastale, rappresentato in una mappa del 1812, ci descrive una casa di abitazione con corte intestata a Bernardo Zambelli.
L'edificio, già completato nelle sue parti architettoniche e decorative, prospettava sul tracciato della "via Priula" ed era presumibilmente racchiuso da un muro di cinta che lo delimitava dai campi retrostanti coltivati ad aratorio e a prato con moroni. Di pertinenza al Palazzo, ed accostati da un viale che conduceva alla via allora detta "strada delle muracche", si estendevano un piccolo orto e il brolo. Il diverso contesto urbano illustrato dalla mappa era costituito, nel sito attualmente occupato dalla piazza, da campi arati e orti e, in prossimità ad essa, da alcune case periferiche al nucleo storico e disposte lungo la Priula. La posizione e il disegno architettonico del palazzo conferivano così importanza e prestigio sia al manufatto che al proprietario.

Bernardo, o Bernardino Zambelli, era figlio del notaio Barnaba di Endenna ed abitava, come risulta da un atto notarile del 15 ottobre del 1800, a Zogno presso una casa nella “contrada sotto la veneranda chiesa parrocchiale”. Bernardino con il fratello Giovanni Antonio ereditarono dall'omonimo prozio, negoziante a Venezia, una cospicua eredità comprensiva di una rendita ricavata dagli utili dell’attività che comunque si continuava nella città lagunare. Il patrimonio di famiglia ebbe quindi una tale crescita da far rientrare il giovane tra gli Estimati di prima classe del Comune. Importante è anche percepire in Bernardino una tendenza politica favorevole ai nuovi eventi. Il 4 Gennaio del 1803 assume la carica di Sindaco, ricoprendo l'incarico sotto il dominio francese nel 1812 e ancora più volte negli anni successivi fino al 1827. Questo fatto potrebbe giustificare la natura iconografica degli affreschi presenti nella casa ed in particolare di quello realizzato sul soffitto della sala centrale al primo piano. La figura femminile, collocata su uno sfondo etereo, indossa una tunica colorata a tricolore impugnando una lancia, mentre sopra la testa emerge una mezzaluna araba; completa la rappresentazione un putto (o amorino) munito di arco. L'opera potrebbe essere una curiosa ripresa allegorica del pittore sul tema della "febbre" che, associata al tricolore, si riassume nella "febbre per la Patria" e quindi riconducibile alla volontà del committente di esaltare e di esprimere le passioni verso il nuovo spirito e le nuove idee che in quegli anni sconvolsero l'Europa. Altre tracce di figure dipinte con vesti recanti il tricolore francese sottolineano il momento particolare della loro esecuzione. Nel 1802 il pittore Vincenzo Angelo Orelli, spesso operante nel comprensorio di Zogno, realizzava e firmava i due Amorini, l'uno dormiente e l'altro in atto di accendere la fiamma della passione, che si trovano sulle soprapporte al salone del primo piano così come gli sono attribuite le decorazioni di tutta la stanza.

Fino ad ora non è possibile datare l'edificio anche se si potrebbe supporre la costruzione, o un suo adattamento, nell’ultimo quarto del XVIII secolo. Alcuni particolari sono riscontrabili con quelli della chiesa parrocchiale, trasformata tra il 1770 ed il 1789 da Giuseppe Damiani. Neanche sulla famiglia promotrice vi sono precise certezze. Il ritrovamento di un atto di vendita datato 27 Luglio 1800 tra Francesco Maffei (figlio di Carlo) e Bernardino Zambelli di un "corpo di case consistenti in sette fondi terranei in parte cilterati e superiori ... con una pezza di terra broliva cinta di muro attaccata alla suddetta casa posta in principio della contrada di Foppa e confinante a nord con la Priula, a est con lo Zimbelli, a sud con la strada delle muracche”, suggerisce forse l’esistenza di una certa attività nella stessa proprietà della quale però non vi sono notizie.
In seguito la proprietà venne ereditata da Barnaba Vincenzo, sindaco di Zogno nel 1828 professore all'università di Padova tra gli anni quaranta e cinquanta, e primo deputato del distretto al Parlamento Italiano negli anni 1860 e 1861.
Uomo di rilievo nel panorama bergamasco, il Belotti scriveva che nella casa di Zogno “vi passava la villeggiatura" e quindi aveva residenza in altra città (Venezia?). Dopo la sua morte (1862) l'edificio fu ereditato dalla vedova, Carlotta Rimani, e quindi, in mancanza di eredi diretti, da Achille Rimani (1894) e successivamente dal figlio minore Ercole (1909).
La lustrazione catastale del 1890 registra nel luogo della rimessa la presenza della stalla e di un’officina da carpentiere. Il giovane Ercole, studente di ingegneria a Milano, nel 1918 decise di vendere tutta la proprietà al fornaio Giovanni Sonzogni il quale sostituì l'officina con una casa con bottega e forno lungo la via Foppa (ex Furietti).
A partire da questo momento iniziò un progressivo frazionamento e cambio di proprietà: la sola casa, nel 1943 venne acquistata dalla signora Ferretti Alessandra che a sua volta, nel 1955, la cedette definitivamente al Comune di Zogno. Il restauro conservativo risale al 1998.